Pasqua in Portogallo: un viaggio tra anima e colori

Mag 16, 2025 | Attività e tempo libero, Curiosità varie, In primo piano, Un po' di me | 0 commenti

Viaggiare come donna ha un sapore particolare, mi sembra di vivere un atto di libertà, di autodeterminazione, di scoperta che va oltre le mete. È dire al mondo, ma soprattutto a noi stesse, che si può esplorare, imparare, stupirsi, da sole o in compagnia, senza timori.

Ogni viaggio è anche un modo per spezzare stereotipi, per prendersi lo spazio che ci spetta, per raccontare una narrazione diversa: quella di donne curiose, indipendenti, in cammino.

Portogallo: silenzio e bellezza

Il mio viaggio a Pasqua è stato in compagnia di alcune persone della mia famiglia, la meta il Portogallo dove ho ritrovato quella parte di me che ha bisogno di silenzio e bellezza, ma anche quella che vuole camminare forte, decisa, con la valigia in mano e lo sguardo avanti. Perché ogni viaggio, per una donna, è anche un modo per dire: “Io ci sono!”.

Ci sono viaggi che arrivano come una boccata d’aria fresca dopo settimane di corse, impegni, pensieri. Viaggi che non solo ci portano in un luogo nuovo, ma che ci restituiscono un pezzo di noi stesse, spesso dimenticato nella frenesia del quotidiano. Così è stato per me questo viaggio in Portogallo durante le vacanze di Pasqua. Un itinerario che ha toccato Lisbona e Porto, due città diverse, complementari, affascinanti, che raccontano il Paese con accenti opposti ma egualmente poetici.

Lisbona: la città che sale e scende come i pensieri

Siamo atterrati a Lisbona in una giornata di sole nascosto dalle possenti nuvole, con un cielo azzurro arrabbiato che solo l’oceano può conoscere.

Lisbona è una città che non si svela subito: ti invita a scoprirla passo dopo passo, salendo e scendendo lungo le sue colline, proprio come si fa con i pensieri profondi.

Ho amato perdermi per le stradine di Alfama, il quartiere più antico, dove le case sono un po’ segnate dal tempo, i panni stesi alle finestre sembrano raccontare storie di vita e ogni angolo odora di malinconia. Camminare tra quelle vie strette è stato come entrare in un racconto, fatto di colori sbiaditi e sussurri del passato.

Un posto che mi è piaciuto è stato Belém che ci ha accolto con la sua maestosità: la Torre di Belém, elegante e fiera, e il Monastero dos Jerónimos, un capolavoro di pietra che sembra ricamato. E poi, ovviamente, non si può essere a Lisbona senza fermarsi alla Pastéis de Belém per assaporare i famosi pasticcini alla crema, caldi, profumati, spolverati di zucchero e cannella, una delizia che mi ha fatto pensare all’infanzia.

Mi resterà nel cuore il tram 28, giallo, che si arrampica tra i quartieri storici come un serpente nostalgico che viaggia nel tempo, con il legno scricchiolante e il suono dei campanelli. E poi il Miradouro da Senhora do Monte: una terrazza che abbraccia l’intera città. Mi sono seduta lì, in silenzio, a guardare i tetti rossi, il fiume Tago, la luce che si rifletteva sull’acqua, ho respirato come se avessi avuto bisogno di aria fresca e nuova, ho scritto qualche riga sul mio cellulare, così, di ispirazione, magari servirà per una nuova storia.

La sensazione che ho provato è stata quella di sentirmi piena.

Da Lisbona a Porto: un viaggio che cambia ritmo

Il passaggio da Lisbona a Porto è stato come cambiare colonna sonora perché, se la capitale ti avvolge con la sua malinconia luminosa, Porto ti accoglie con l’intensità di un vino rosso corposo, proprio come il suo celebre vino Porto, che ho assaggiato con piacere in una delle tante cantine affacciate sul fiume Douro e con vivacità e colori.

Porto è più bella a mio avviso, più verticale, ma anche incredibilmente autentica. Il centro storico, con le sue case colorate affacciate sulla Ribeira, è un mosaico disordinato e perfetto. I ponti che attraversano il fiume sembrano opere d’arte sospese tra due sponde della stessa anima.

Abbiamo visitato la Libreria Lello, chi ama Harry Potter non può non andare perché è una delle più belle al mondo. Un tempio per chi ama i libri come me, con scale sinuose, il legno intarsiato, la luce filtrata dalle vetrate colorate, come a dire: “fermati, leggi, sogna”. E come non restare incantati dalla Stazione di São Bento, con le sue maioliche blu che raccontano la storia del Portogallo? Ogni scena dipinta è un racconto visivo, un frammento di memoria collettiva che si fonde con la quotidianità del presente. Non da ultimo il mercato più famoso della città, il Mercado do Bolhao, uno dei luoghi più autentici dove profumi, sapori e odori sono mescolati dalle parole delle persone che danno un senso di felicità e di benessere. L’aperitivo lì, sulle scalette del mercato, con tanta difficoltà per scegliere nella grande varietà della proposta, mi ha suscitato pace e una scoperta del bello delle piccole cose. Non c’è bisogno di chissà cosa per essere felici, basta essere nel posto giusto con le persone giuste e gustare la semplicità.

Portogallo… Malinconia e dolce nostalgia

Il Portogallo mi ha lasciato un senso di bellezza malinconica, quel tipo di nostalgia dolce che ti fa desiderare di tornare mentre stai ancora camminando per le sue strade.

Ho amato l’accoglienza della gente, la musicalità della lingua, la semplicità autentica del cibo, i panorami che ti restano attaccati alla pelle. Ma forse ciò che più porto con me è la sensazione di essermi ritrovata e ricentrata.

I viaggi non sono solo spostamenti geografici, sono movimenti interiori, e io, in quei giorni, ho sentito di camminare anche dentro di me, con passo più lento, con cuore più aperto. Portogallo, tornerò, perché ci sono ancora mille gradini da salire, tramonti da ammirare, storie da ascoltare, e io ho ancora tanta voglia di scoprirti.

(Su Instagram trovate qua e là i miei post di questo viaggio)

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