Esiste il curriculum perfetto da inviare alle aziende?

Giu 6, 2025 | Azienda, In primo piano, Mondo del lavoro, Ultime novità | 0 commenti

Secondo voi esiste un curriculum perfetto da inviare alle aziende? Ci sono linee guida da rispettare o procedure da leggere per scrivere uno dei documenti più importanti della nostra vita? Quante volte ci siamo posti questa domanda e quante volte, davanti al foglio bianco o, più verosimilmente, davanti a un foglio di Word ci siamo chiesti: “Ma come mi racconto? Cosa metto? Cosa lascio fuori?

La risposta alla prima domanda sarebbe: no, non esiste un curriculum perfetto, non c’è un vademecum per scrivere un curriculum.

Non farciamo il curriculum di parole a caso

Essendo un’imprenditrice e lavorando nel mondo aziendale, mi capita spesso di vedere curricula che arrivano in azienda, nella mia casella di posta, tra una call e l’altra, tra una commessa da consegnare e un incontro con il team. Curricula di ogni tipo: dettagliatissimi, poveri, confusionari, impeccabili. Alcuni sono sterili elenchi di date, altri veri e propri romanzi e non sempre ben fatti.

Il curriculum non è un documento oggettivo, è un racconto personale, è un modo per dire “ci sono, guarda chi sono, guarda cosa so fare”, e soprattutto “guarda cosa potrei fare per te”.

Ed è proprio questo l’aspetto più importante, il curriculum perfetto non è quello pieno di inglesismi, con il layout grafico da designer, è quello che parla con sincerità, con consapevolezza, che ti racconta in modo coerente, autentico e mirato la persona che sei.

Voglio condividere con voi alcuni pensieri, senza la pretesa di essere tuttologa, ma con l’esperienza concreta di chi ogni giorno assume, valuta, seleziona, e sa riconoscere una persona che ha voglia di mettersi in gioco.

Da dove parte un curriculum?

Innanzitutto, dobbiamo avere bene in mente che il curriculum parte dalla nostra identità, da chi siamo davvero, e qui entra in gioco la nostra sincerità.

Molte persone, quando scrivono un CV, cercano di somigliare a ciò che pensano che l’azienda voglia vedere, si travestono da candidati ideali. Ma questa operazione, per quanto comprensibile, spesso è controproducente, perché un curriculum efficace è quello che comunica autenticità, che sa valorizzare le proprie competenze ma anche le proprie scelte, anche quelle che sembrano non essere idonee o superflue per quel tipo di lavoro.

È importante che tu racconti tutte le tue esperienze: hai cambiato lavoro spesso? Hai fatto una pausa per motivi familiari? Benissimo, scrivilo senza giustificarti, ma dai senso al tuo percorso. E ricorda che l’esperienza non è solo quella retribuita: anche un periodo da caregiver, un’attività di volontariato, un progetto extra-lavorativo possono parlare di te molto più di mille corsi, perché le competenze trasversali, o cosiddette soft skills sono fondamentali nella vita e formazione delle persone.

Curriculum: quali sono gli errori da evitare

Uno degli errori più diffusi è inviare lo stesso curriculum a tutte le aziende. Ma tu parleresti allo stesso modo a una multinazionale e a una piccola impresa familiare? A una startup tech e a un’azienda artigiana?

Il linguaggio, il tono, persino le esperienze che scegli di evidenziare devono parlare a quel tipo di azienda. Non è questione di mentire, ma è scegliere cosa mettere a fuoco a seconda dell’azienda che abbiamo di fronte. Pensa al tuo curriculum e scrivilo facendo comprendere a chi hai davanti la persona che sei, con le caratteristiche che ti contraddistinguono.

In un curriculum anche l’occhio vuole la sua parte perché viviamo in un mondo visivo e questo è un dato di fatto. Un curriculum disordinato, troppo lungo, confuso, con font illeggibili o layout antiquati, può essere penalizzante. Non serve essere designer: bastano chiarezza, pulizia, ordine, titoli evidenti, sezioni leggibili, spazio bianco. Anche questo è rispetto per chi lo leggerà.

Vi ricordo di evidenziare le competenze invisibili; tutti parlano di soft skills, ma in pochi le raccontano davvero. È importante conoscere e sapere se siete empatici, se avete spirito di iniziativa, se sapete gestire i conflitti e se siete persone affidabili.

Ma tutto questo come si dimostra in un CV? Con esempi, con contesto, con risultati. Non basta scrivere problem solving tra le competenze, racconta brevemente un’occasione in cui l’hai messo in pratica. Cita un progetto che hai contribuito a far decollare, una crisi che hai contribuito a risolvere. I fatti parlano più delle parole astratte.

Il curriculum non basta

Il curriculum è un biglietto da visita, una porta d’ingresso. Ma il vero incontro accade altrove. Nella motivazione che metti nella lettera di presentazione, nel modo in cui rispondi a una mail, nella tua presenza digitale (sì, anche i social raccontano di te), nella voce che usi al telefono. Nell’impostazione che assumi durante il colloquio di lavoro e come ti presenti sia con l’abbigliamento che con il comportamento.

Ed è proprio lì, nell’incontro tra chi sei e chi ti cerca, che può accadere la magia; perché alla fine, più che un CV perfetto, serve un modo vero di raccontarsi. Serve la voglia di esserci, con coraggio, con trasparenza e con dignità.

Nella mia azienda non cerco il candidato “perfetto” ma cerco persone vere, curiose, che sappiano chi sono, e cosa vogliono diventare. E forse, il curriculum perfetto è proprio questo: quello che sa raccontare il futuro, oltre che il passato.

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