Mobbing di genere: le donne nella mia azienda

Gen 12, 2023 | Curiosità varie, Ultime novità, Un po' di me | 0 commenti

Oggi si parla spesso di molestie, abusi e violenze nei confronti delle donne, quando questo accade sul luogo di lavoro allora parliamo di mobbing di genere. Questi gesti, vili e codardi, possono estendersi anche dopo l’orario di lavoro. Da donna imprenditrice, purtroppo, di storie ne ho sentite fin troppe.

Il mobbing è una violenza atroce. Fa male. Scalfisce e ferisce nel profondo la lavoratrice che lo subisce.

Gli effetti sono negativi a diversi livelli, da quello psicofisico, parliamo di disturbi alimentari, del sonno, emicranie, ansie e stress, a quello sociale con rabbia, paura, insicurezza, nervosismo e insoddisfazione, fino a quello lavorativo con cali di produttività e probabilità di malattie e assenze sul lavoro.

In Italia una donna su dieci subisce molestie sul posto di lavoro e la maggior parte non viene denunciata per paura di non essere credute, tutelate o addirittura per paura del licenziamento. Capite dove siamo arrivati?

Cosa ho fatto io per le mie donne in azienda?

Ho lavorato per conseguire la certificazione UNI125 sulla parità di genere per tutelarle e garantire loro il rispetto in ogni sua forma, sia a livello retributivo che personale, garantendo loro anche la diversità ma allo stesso tempo l’uguaglianza di genere.

Sono orgogliosa di essere tra le prime aziende ad aver conseguito questo certificato perché attraverso di esso voglio mettere in campo tutto ciò che è in mio possesso per combattere le molestie sul luogo di lavoro. Essendo donna, imprenditrice e lavorando in un settore prettamente maschile e maschilista – diciamolo – ho l’obbligo di pensare alle mie donne e a quelle di altre aziende perché voglio dar voce e portare in tutta Italia questa battaglia grazie anche alla Legge 125, una normativa approvata da poco che definisce le linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere.

Legge 125 sulla parità di genere 

La normativa ci indica di adottare degli indicatori specifici per colmare eventuali gap esistenti per produrre un cambiamento sostenibile e durevole nel tempo.

Come azienda guardiamo all’agenda 2030 e l’obiettivo 5, quello di genere, fa proprio al caso nostro per scongiurare ogni forma di violenza e di disuguaglianza.

Con le donne di Dami ne ho parlato, ho predisposto una cassetta con le segnalazioni anonime per le molestie di ogni genere, anche di linguaggio, questionari anonimi per capire se ci sono o ci sono stati fenomeni di mobbing, a oggi non è risultato niente, spero che loro si fidino di me e che siano sincere perché io combatterò con loro, sarò al loro fianco nel caso dovesse mai succedere.

Ho istituito un Comitato Guida per verificare e tutelare i loro diritti. Voglio gridare al mondo e agli imprenditori di certificarsi e di difendere le donne perché siamo capitale umano, è solo un problema culturale che dobbiamo cambiare noi in primis.

Basta stereotipi, basta pregiudizi, noi donne possiamo svolgere tutti i lavori, così come gli uomini.

Cosa posso fare e cosa faccio in Dami?

Rompo i cosiddetti luoghi comuni, stop alle attenuanti sulle violenze e abbiamo deciso di adottare un linguaggio non sessista. Ognuno di noi può e dovrebbe farlo anche fuori dall’azienda per evitare la violenza di genere.

Vorrei fondare un movimento che parli di questo e che inviti le donne a denunciare perché lavorare è uno dei diritti intoccabili della Costituzione italiana e nessuno deve togliercelo.

Vi invito dopo aver letto questo primo post a scrivermi in privato perché solo attraverso le vostre testimonianze potrò aiutarvi a far in modo che questo scempio non accada più.

Parliamo, raccontiamo, denunciamo, abbiamo anche le leggi dalla nostra parte, insieme possiamo fare grandi cose.

Con la rubrica “Ricomincio da me” parleremo di violenze, molestie e mobbing. Partirò da me, dalla mia esperienza. La mia voce forte è all’interno del luogo di lavoro e vi assicuro che di cose me ne sono state dette tante, in quanto donna. Non potevo ricoprire quel ruolo, non capivo niente di suole perché una donna non può stampare, è un lavoro da maschi, per uomini forti.

Ne ho sentite tante e mi hanno fatto male, mi hanno violentato psicologicamente perché mi hanno fatto sentire inadeguata, ma la determinazione, la forza e il coraggio mi hanno portato a essere oggi il CEO della mia azienda, combattendo con le mani e con i denti per dimostrare il valore della mia persona e farmi rispettare.

Sono andata in terapia da uno specialista perché certe cose feriscono, certe cose ti umiliano e ti fanno sentire diversa. Si parla tanto di uguaglianza ma nel 2023 ancora siamo molto lontani. Grazie a persone che combattono con noi e per noi possiamo farlo ma abbiamo bisogno di tutte e tutti.

Io ho ricominciato da me stessa, fatevi questo regalo anche voi.

Alle mie donne in azienda ho messo a disposizione uno sportello psicologico e sono orgogliosa che l’esperta sia anche presidente delle Pari Opportunità perché voglio garantire la vera uguaglianza.

Voglio concludere ricordando il monologo di Paola Cortellesi di qualche anno fa sulla violenza delle parole e su quanto possa essere maschilista l’uso della lingua italiana, il mondo continua a ruotare intorno all’uomo facendo venire meno il ruolo della donna.

“È impressionante vedere come nella nostra lingua alcuni termini che al maschile hanno il loro legittimo significato, se declinati al femminile assumono improvvisamente un altro senso. Vi faccio degli esempi. Un cortigiano: un uomo che vive a corte; una cortigiana: una mignotta. Un massaggiatore: un cinesiterapista; una massaggiatrice una mignotta. Un uomo di strada: un uomo del popolo; una donna di strada: una mignotta. Un uomo disponibile: un uomo gentile e premuroso; una donna disponibile: una mignotta… Se davvero le parole fossero la traduzione dei pensieri, un giorno potremmo sentire affermazioni che hanno dell’incredibile, frasi offensive e senza senso come queste: “Brava sei una donna con le palle”, “Chissà che ha fatto quella per lavorare”, “Anche lei però, se va in giro vestita così”, “Dovresti essere contenta che ti guardano”, “Lascia stare sono cose da maschi”, “Te la sei cercata”. Per fortuna sono soltanto parole.

Ricominciate da voi stesse e non permettete a nessuno di molestarvi in nessun modo.

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