Consigli di lettura: tre romanzi e storie di donne

Apr 11, 2025 | Consigli di lettura, Donne, In primo piano, Ultime novità, Voci di donne | 0 commenti

Ci sono momenti in cui sento il bisogno di fermarmi, di staccare da tutto e di rifugiarmi tra le pagine di un libro; ma non un libro qualsiasi. Cerco storie vere, dense, profonde. Storie che parlano di donne. Donne che resistono, che cambiano pelle, che si mettono in discussione. Donne che potremmo incontrare per strada, che potremmo essere noi, o che forse siamo state, in qualche fase della vita. Donne che vivono contraddizioni, dolori, scelte difficili, passioni taciute, ma anche rinascite potenti.

Ci sono storie che ti restano dentro e che parlano di donne forti, fragili, complicate, vere. Noi, le nostre amiche, le nostre madri, le nostre figlie. Donne che lottano, che cadono e si rialzano, che amano, che cambiano, che scelgono.

In questi consigli di lettura oggi voglio parlarvi di tre romanzi che, a modo loro, mi hanno lasciato il segno. Tre storie molto diverse tra loro, ma unite da un filo rosso: la complessità dell’identità femminile. Leggerli è stato, per me, come ascoltare delle confessioni intime, a tratti scomode, ma necessarie.

“L’Arminuta” di Donatella Di Pietrantonio

L’Arminuta“, che in dialetto abruzzese significa “la ritornata”, è una storia che taglia dentro. La protagonista è una ragazzina di tredici anni che, da un giorno all’altro, viene “restituita” alla famiglia d’origine, dopo aver vissuto per anni con un’altra famiglia, senza sapere il motivo del distacco. Una bambina cresciuta con affetto, educazione, agio, che si ritrova catapultata in un mondo che non conosce, con fratelli rumorosi, una madre fredda, un padre assente, e una sorellina, Adriana, che le ruba la scena e, paradossalmente, il cuore.

È un romanzo sulla perdita, sulla scoperta brutale dell’identità, ma anche sulla resilienza. Perché l’Arminuta non si arrende, cerca risposte, cerca radici, cerca amore. E noi lettrici la accompagniamo in questo viaggio doloroso e necessario.

Ogni parola di Di Pietrantonio è misurata, essenziale, eppure colma di emozione. Non ci sono sentimentalismi, ma c’è una potenza disarmante. È una lettura che consiglio a chi ha voglia di scavare, di mettersi in discussione, di riflettere su cosa significa davvero appartenere a qualcuno, e soprattutto, a sé stessi.

 “La notte ha la mia voce” di Alessandra Sarchi

Questo romanzo mi ha letteralmente trafitta. La protagonista è una donna che resta paralizzata in seguito a un incidente. La sua vita cambia in un attimo, e con essa cambia la percezione che ha di sé, del corpo, del desiderio, della femminilità. Ma non aspettatevi un racconto pietistico o consolatorio. Alessandra Sarchi scrive con una lucidità che incanta e scuote.

La voce narrante è tagliente, ironica, profonda. C’è rabbia, ma anche una straordinaria capacità di elaborazione.

In ospedale, la protagonista conosce un’altra donna, anch’essa costretta su una sedia a rotelle, ma che ha fatto della propria condizione una bandiera di libertà. È questo incontro che innesca la trasformazione. È qui che nasce la domanda: siamo noi a doverci adattare a un corpo che cambia o è la società a dover cambiare lo sguardo?

La notte ha la mia voce è un inno all’autodeterminazione. Un romanzo necessario per ripensare ai concetti di autonomia, di dignità, di femminilità oltre lo stereotipo. Una storia che ci ricorda quanto spesso la forza delle donne venga sottovalutata, fino a che non esplode. Un libro che andrebbe letto nelle scuole, ovunque.

“I giorni dell’abbandono” di Elena Ferrante

Chi conosce Elena Ferrante sa che le sue protagoniste sono tutto fuorché accomodanti.

Olga, in questo romanzo, è una donna che viene lasciata dal marito dopo quindici anni di matrimonio e due figli. Un abbandono improvviso, che arriva come un fulmine a ciel sereno, una scossa a sconquassare la quotidianità e l’immagine che ha costruito di sé. Ferrante non racconta la separazione in termini romantici o drammatici nel senso classico, la scrittrice la descrive come una discesa negli abissi della mente.

Olga perde il controllo, si disintegra, ma anche in questo smarrimento, c’è qualcosa di potentemente liberatorio. Quello che mi ha colpito di più è il modo in cui Elena Ferrante dà voce alla rabbia femminile. Una rabbia che normalmente viene zittita, sminuita, derisa. Olga non è dolce, non è composta, non è rassicurante, è furiosa, disordinata, autentica. E proprio per questo è straordinariamente vera.

I giorni dell’abbandono ci mostra quanto sia faticoso ricostruirsi dopo una frattura, ma anche quanto possa essere rivoluzionario smettere di aderire a un ruolo e iniziare a riscoprire chi siamo, davvero, sotto le macerie.

Perché questi consigli di lettura?

Questi tre romanzi mi hanno parlato in momenti diversi della mia vita, ma ognuno ha lasciato un segno. Sono storie che non si dimenticano facilmente. E sono convinta che, in ognuna di loro, ogni lettrice potrà trovare un frammento di sé.

Leggere donne che raccontano donne non è mai un atto neutro. È un gesto politico, culturale, emotivo, è un modo per creare ponti tra esperienze, per rompere silenzi, per nutrire empatia. E allora vi invito a leggerli, a farli vostri, a condividerli. E, se vi va, scrivetemi quali sono i romanzi con protagoniste femminili che vi hanno cambiato la prospettiva. Perché c’è sempre spazio, qui su Voci di donne, per nuove storie, nuove voci, nuove emozioni.

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