Quello di oggi è un “caffè” che ho voluto fortemente degustare con calma e ascolto. Sapete ormai quanto tenga alla salute mentale e al suo approfondimento e quanto conti parlarne sempre più.
Voglio per questo dare il mio più caldo benvenuto a Silvia Mattioli, psicologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, consulente e formatrice che da questa intervista sarà nostra ospite mensile con articoli e pillole di psicologia.
Lascio subito la parola a lei perché avremo tutto il tempo di conoscerla.
Questo periodo che stiamo vivendo ormai da qualche anno tra pandemia, guerra, aumenti del costo della vita cosa sta provocando in noi adulti?
Il periodo è molto particolare, la variabile che lo caratterizza è soprattutto l’incertezza declinata nei diversi aspetti della vita; diventa difficile programmare, progettare e questa incertezza legata alla salute, al lavoro, alla guerra porta a una continua ridefinizione di obiettivi per molti e ad un immobilismo per altri. Chi è in grado di gestire la capacità di stare in attesa (capacità negativa definita da Keats) tollerando dubbi, ansie, tempi lenti ha un passo in più, riesce a vivere il qui e ora e si gode ogni momento, chi non sa farlo entra in crisi facilmente.
Quali sono i disturbi mentali più frequenti che riscontri? Se ne stanno presentando di nuovi?
In questo periodo depressione, problematiche legate all’umore, disturbi di ansia e attacchi di panico. Senza voler generalizzare le persone vivono un senso di insoddisfazione a vari livelli: personale, lavorativo, familiare, relazionale, c’è una forte necessità di nuovi modelli per leggere quello che ci succede e per agire nuovi e adeguati comportamenti. Molte difficoltà si ricontrano anche nel ruolo genitoriale, molte coppie si lasciano ed è sempre più difficile supportare i figli nella loro crescita.
Com’è lavorare con gli adulti?
È un lavoro faticoso ma dà grosse soddisfazioni. Un adulto che decide di intraprendere un percorso di crescita o di risolvere un problema ci investe tempo e denaro, spesso ci sono resistenze e può essere doloroso ma poi quando i risultati arrivano vedi una nuova luce negli occhi e tanta energia positiva, occorre solo trovare la chiave giusta per liberarla.
Quali sono le nostre paure più diffuse nell’affrontare la vita?
Il post Covid ha sicuramente enfatizzato le paure legate alla salute, c’è molta paura di ammalarsi, si ha poi in generale paura per il futuro, per l’ignoto, per gli imprevisti, per quello che può succedere.
Per concludere ti farò delle domande a raffica con risposte veloci, la prima cosa che ti viene in mente. Sei pronta? Iniziamo.
● Hai mai avuto paura di non farcela davanti a un paziente? Se sì come mai: no, in realtà no, a volte ci vuole più tempo per capire la strada ma se sai ascoltare puoi farcela sempre;
● Che donna sei: una donna semplice e complessa, capace di stupirsi ogni giorno davanti all’alba e capace di farsi tante domande e non avere fretta di trovare le risposte, una donna poliedrica che insegue ogni giorno il bello, in un sorriso, in una pagina di un libro, in un piatto gustoso o in uno sguardo, una donna da sempre curiosa dell’altro e delle infinite potenzialità della mente, una mamma presente;
● Il tuo libro del cuore: Amo i libri da sempre. “Ti prendo e ti porto via” di Ammaniti e “Un uomo” di Oriana Fallaci hanno segnato la mia adolescenza, i testi di Spaltro la mia professione e negli ultimi anni ho molto apprezzato albi illustrati per bambini dalle illustrazioni e contenuti notevoli;
● La città dei tuoi sogni: distinto Parigi, ma più semplicemente un posto vista mare;
● Il tuo piatto preferito: pizza;
● L’animale che ti piace: da sempre “The Pig”, il maiale, animale godereccio molto intelligente (sporco ma solo perché l’uomo lo tiene in pessime condizioni);
● Un grazie a…: ai miei genitori che mi hanno insegnato a vedere sempre il lato positivo, a parlare sempre di ogni difficoltà, a sorridere, a R.G., mia mentore, che mi ha insegnato come essere felice sempre e l amore per la formazione, ad A.Q. per avermi trasmesso la curiosità e lo spirito imprenditoriale, a mio figlio perché ha recuperato la mia parte bambina.
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