Psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza con Roberta Cesaroni
Scritto da Elisabetta Pieragostini
“Ogni individuo fin da bambino, proprio come una piccola ghianda, racchiude già in sé tutte le potenzialità sufficienti per poter crescere e diventare un maestoso albero di quercia.” (Hilman)
Ho il piacere di inaugurare la rubrica Un caffè con un ospite con la mia amica e ispiratrice Life Mental Coach e Psicologa Roberta Cesaroni.
Per me è un grande onore condurre la mia prima intervista da giornalista mancata, sono felicissima ed emozionatissima, anche imbranata forse.
Intanto presento per bene la mia ospite.
Roberta è marchigiana e vive a Jesi, è laureata in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università di Urbino, specializzata in Organizzazioni e gestione delle Politiche e dei Servizi Sociali. È Life Mental Coach NLP, Coach Adolescenziale, partendo dal mondo dell’infanzia lavorando presso tante scuole.
Roberta, grazie alla sua esperienza, alla sua professionalità e alla sua esperienza nella comunicazione e comportamento, è una guida per grandi e piccini.
Ma Roberta, per me, è un’amica speciale perché mi ha tirato fuori da un periodo buio della mia vita spronandomi a mettere nero su bianco le mie emozioni, i miei pensieri e le mie passioni. Grazie a lei ho avuto la forza di tirare fuori dal cassetto le mie favole magiche scritte diverso tempo fa e di realizzarne un libro. Abbiamo fatto un percorso insieme in una scuola dell’infanzia che dirigevo e lei è stata splendida con i genitori perché li ha aiutati a percorrere una strada diversa che porta ad ascoltare diversamente i nostri figli e a parlare con loro.
Roberta, iniziamo subito con una domandina di quelle facili facili: come sarebbe auspicabile parlare con i nostri figli dall’infanzia all’adolescenza?
Immaginiamo di non ricevere amore delle persone più importanti della nostra vita. È questo il modo in cui si sentono i bambini con carenze affettive. La prima cosa che dobbiamo fare per parlare di infanzia e adolescenza è essere genitori amorevoli e far sentire i nostri figli quanto più preziosi per noi. Baci abbracci carezze sono segni di affetto che i genitori devono mostrare a i propri figli; non è capriccio, né dipendenza mostrare affetto ai bambini, contribuisce al loro corretto sviluppo psicosociale.
Sono i primi 1000 giorni di vita il periodo più importante per i nostri bambini e il ruolo della mamma in questo periodo è fondamentale. Quello che noi siamo da adulti è ciò che ci viene insegnato nei primi sei anni di vita, è l’ambiente vissuto i primi 6 anni.
L’apprendimento avviene attraverso tre modalità: motivazione innata fino a 10 anni, imitazione e gradualità. Noi siamo il modello per i nostri figli. Sono questi gli anni in cui i bambini richiedono dimostrazioni di affetto dalle persone più vicine per sentirsi protetti. Man mano che i figli crescono, i genitori tendono a dimostrare sempre di meno l’ affetto, ma la carenza affettiva li fa sentire soli e abbandonati, indebolisce la comunicazione che può minare l’autostima. Uno dei segni di carenza affettiva nei bambini è il bisogno di ricevere attenzione, diventano disobbedienti e vogliono stare al centro dell’attenzione. I bambini che vogliono amore e attenzione dai genitori spesso fanno delle scenate e se non raggiungono il loro obiettivo aumentano l’intensità e la frequenza di questi gesti, sono i bambini disobbedienti. Altri bambini diventano aggressivi, vogliono essere ascoltati. Altri bambini di fronte al vuoto emotivo e alla carenza affettiva si sentono privi di protezione e ciò provoca la paura di interagire con le altre persone.
Il suggerimento che do ai genitori è proprio quello di dedicare tempo ai propri figli in modo tale da entrare nell’adolescenza senza conflitti. L’adolescenza inizia con un conflitto e il distacco dalla famiglia. I genitori devono trovarsi pronti e preparati e non entrare nel conflitto. L’adolescenza è un periodo bellissimo ma deve essere ben gestito e soprattutto non dobbiamo dimenticarci che i nostri ragazzi vogliono semplicemente essere ascoltati. Richiedono costanti manifestazioni di affetto e di amore nonostante il distacco.
Un suggerimento che do sempre ai genitori è di educare senza gridare. Urlare non è istruttivo né salutare per il cervello del bambino e del ragazzo adolescente. Gridare non educa, educare con le urla rende sordo il cuore e chiude il pensiero. Chi sceglie di educare gridando e vede di buon occhio questo metodo avrà grosse difficoltà di dialogo con i propri figli e soprattutto con gli adolescenti. Educare senza gridare non è solo possibile ma necessario.
Le grida hanno un impatto molto forte sul cervello umano e sullo sviluppo neurologico del bambino e dell’adolescente. L’atto di gridare ha uno scopo ben preciso nella nostra specie, così come in qualsiasi altra: avvertire di un pericolo, di un rischio, il nostro sistema di allarme si attiva con il cortisolo, l’ormone dello stress che ha come scopo quello di metterci nelle condizioni fisiche e biologiche necessarie per fuggire o lottare. Di conseguenza il bambino che vive in un ambiente dove viene fatto uso e abuso delle urla come strategia educativa soffrirà di precise alterazioni neurologiche; l’ippocampo, la struttura del cervello legata alle emozioni e alla memoria sarà più piccolo. Anche il corpo calloso, punto di congiunzione tra i due emisferi (emisfero destro e sinistro), riceve meno flusso sanguigno, influenzando così l’equilibrio emotivo, la capacità di attenzione.
Gridare per il bambino è semplicemente devastante. Come possiamo quindi educare senza urlare?
Il mio suggerimento è costruire un dialogo riflessivo. Un’educazione positiva, i ragazzi vogliono semplicemente essere ascoltati, educare senza gridare è prima di tutto una scelta personale.
Cosa possiamo imparare dai nostri figli?
Dai nostri figli possiamo imparare la semplicità, la voglia di essere felici, l’amore, la gratitudine e il tempo.
Loro vogliono semplicemente il nostro tempo, il nostro ascolto, essere felici per loro vuol dire trascorrere del tempo con noi, imparare da noi, siamo lo specchio parlante. La cosa fondamentale è costruire un dialogo che parta dall’infanzia e arrivi fino all’adolescenza (fino ai 13/14 anni) dopodiché scoprono la sessualità, c’è ‘ un distacco naturale.
I nostri figli ci insegnano l’amore incondizionato, la voglia di ricevere carezze, di ricevere amore e di donarlo ma poiché la corteccia prefrontale non è matura, finisce di maturare intorno ai 20 22 anni, hanno difficoltà ad avere un senso di responsabilità a evitare il rischio. Vorrebbero essere ascoltati e non puniti, molto spesso non comprendono la nostra rigidità.
Quali sono gli strumenti da utilizzare per educare i nostri figli? Cosa pensi delle favole?
Un ruolo fondamentale dei genitori è educare all’intelligenza emotiva. Le emozioni sono: paura, rabbia, tristezza, disgusto e felicità.
L’importanza della fiaba nei bambini è scoprire il proprio mondo interiore ed emotivo avvalendosi di una forma giocosa, aiutarlo a scoprire i propri sentimenti, serve ad accompagnare la crescita e lo sviluppo infantile. È bellissimo immaginare papà e mamma che leggono la favola prima di andare a dormire, accompagnata da una carezza, da un abbraccio, perché la fiaba aiuta il bambino a riconoscersi, a identificarsi nei protagonisti del racconto e quindi a vivere delle emozioni. È uno strumento molto efficace anche perché utilizza il linguaggio del bambino, cioè il pensiero magico. Infatti per ogni fiaba il bambino trae un insegnamento di crescita e può cogliere una propria morale e un proprio personale insegnamento, soprattutto se viene spiegata dal genitore e accompagnata da carezze e abbracci. Altro punto fondamentale sull’importanza dello strumento della fiaba è l’identificazione nei personaggi che permette al bambino di vivere il sentimento di fiducia e di speranza. Come dice lo scrittore Chesterton “ Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono, perché i bambini lo sanno già, le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti“.
Che cos’è la felicità, oggi, per i bambini ai tempi del Covid?
La felicità è il più bel regalo che i genitori possono fare ai propri figli, ma per primi devono viverla loro.
La felicità è un attimo, un istante, è vivere il qui e ora.
L a felicità è:
- La felicità dell’essere;
- La felicità dell’amare;
- La felicità del fare.
La felicità dell’amare per i ragazzi è collegata al rapporto con le amicizie, valore principale per gli adolescenti.
La felicità dell’essere è vivere la realtà attraverso tutti i cinque sensi.
La felicità del fare, cioè entrare in totale stato di Flow, totale benessere. attraverso attività che ci fanno vivere con gioia, per questo sono importanti primi anni di vita.
Insegnare ai bambini a vivere la realtà attraverso tutti e cinque i sensi , vivere la natura, vivere lo sport e vivere l’amicizia in modo da poter rientrare in quella stato di benessere, definito stato di Flow. Vivere l’istante, l’attimo, il qui e ora. Vivere emozioni forti da sentire le farfalline nello stomaco o i brividi.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei progetti futuri sono tanti, ma la priorità resta sempre lavorare con i genitori e gli insegnanti delle scuole materne, elementari e medie perché è quello il periodo in cui formiamo le donne e gli uomini del nostro futuro.
Grazie Roberta, è stato un immenso piacere averti come prima ospite in questo mio salotto digitale, e grazie a tutti voi per averci fatto compagnia in questa chiacchierata.
Alla prossima intervista.
Scritto da Elisabetta Pieragostini
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