L’ho conosciuta grazie al suo romanzo Un giorno sì un altro no, poi è successo che anche io ho pubblicato con la sua stessa casa editrice – Giraldi – e abbiamo chiacchierato molto di più. Il mio ultimo caffè del 2022 in questo salotto è con Isa Grassano, narratrice di ricordi e di “Speranza” (capirete perché…), giornalista freelance per molte testate e autrice volitiva e poliedrica. Il suo nuovo romanzo, Come un fiore sul quaderno, edito sempre da Giraldi, ci apre le porte di un mondo che profuma ancora di banchi di scuola e lenzuola stese al vento e che porta il sigillo di affetti che la vita, spesso, rende complicati.
Innanzitutto grazie Isa per essere qui con noi, è un grandissimo piacere per me. Il titolo del libro, “Come un fiore sul quaderno”, è bello e particolare, come l’hai scelto e a cosa ti sei ispirata?
Il titolo si capisce solo nel finale, ma volevo qualcosa di allegro. È un collage di un fiore realizzato, dall’artista Alessandra Montanari, con pagine vere di quaderni delle mie elementari, di quarta e quinta. Se si guarda bene, si riesce persino a leggere pezzetti dei miei temi o dettati. E il verde è il colore della Speranza, come la protagonista.
Speranza, appunto la protagonista, ha un nome evocativo, come mai hai scelto questo nome? Posso chiederti se è autobiografico? Perché mentre lo leggevo pensavo a te…
Perché sono una che spera sempre, secondo il detto “la speranza è sempre l’ultima a morire” e perché Speranza, come scrivo, è un nome per chi ci crede davvero. E se ci credi, sei già a metà strada. Volevo un nome che si facesse ricordare. Il punto di partenza è ispirato alla mia infanzia e poi qua e là ho romanzato alcuni episodi dei miei dieci anni, dai pomeriggi trascorsi in chiesa al divieto di partecipare alle Feste dell’Unità, perché i comunisti mangiavano i bambini, passando per quella volta, la prima volta, che vedemmo atterrare un elicottero. Il resto è finzione, non ho un’amica che si chiama Lucia, né un nipotino piccolo, né molte altre cose.
Non possiamo svelare troppo perché dobbiamo lasciare la curiosità ai lettori, però voglio chiederti il rapporto di Speranza con sua sorella Rosa, che vive in Svizzera e che dal racconto sembra emergere come più brava in tutto.
Una sorellanza che cresceva ma non dava frutti, perché le due sorelle – anche se Rosa ha dieci anni di più – non potevano giocare insieme, non potevano uscire insieme, non potevano cucinare o scambiarsi i vestiti come tutte le sorelle che condividevano lo stesso tetto, non potevano raccontarsi le cose quotidiane. Ma dove esisterebbero motivi di rabbia, Speranza è sempre seconda in tutto, seconda dopo Rosa, cerca di prendere ad esempio quella sorella, quasi di imitarla e sogna di diventare come lei.
Vorrei parlare del rapporto di Speranza con i genitori, soprattutto con un padre impegnativo e pessimista, atteggiamento tipico di quegli anni e forse anche di quei posti arcaici come lo era la Basilicata, come dici tu. Oggi secondo te è cambiato qualcosa?
Negli anni Ottanta, la Basilicata era una regione poco conosciuta, chiusa, isolata, che se da un lato ne ha preservato la sua autenticità, dall’altro ha reso difficile anche viverci. Il rapporto con i genitori era più chiuso, non c’erano molti scambi o dialoghi. Oggi per fortuna tutto è cambiato, c’è apertura, c’è turismo, ci sono flussi di persone, ci sono molte più lunghe vedute. Resta un po’ di chiacchiericcio, quello sì, – quello di Lucia che era nota per non saper tenere un cece in bocca – e del resto vivendo a Bologna non sono abituata, anzi è una delle cose che meno mi piace del mio territorio.
Per concludere Isa e divertirci insieme ti farò delle domande a raffica. Ti chiedo delle risposte immediate, così come ti vengono dal cuore. Sei pronta?
- Il tuo scrittore preferito: leggo così tanto che è difficile sceglierne uno soltanto;
- Il tuo romanzo del cuore: Il diario di Anne Frank, uno dei primi libri letti, che mi ha trasmesso l’atteggiamento positivo, nonostante tutto;
- Il piatto che più ami: le lasagne di Bologna o le orecchiette alle cime di rapa del mio Sud;
- La città dove vivere: una che sia sul mare, al caldo perenne;
- Che donna sei: dolce e determinata, solare e generosa, fifona e disordinata;
- Un progetto per il futuro: vendere tiramisù su una spiaggia tropicale. Tornando seria, un festival letterario da creare tra le mie Dolomiti Lucane;
- Un grazie a…: al mio angelo protettore, mia madre, lassù da ormai 33 anni. E un altro alla vita.
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