C’era una volta, c’è e ci sarà

Ott 23, 2020 | Un po' di me | 0 commenti

C’era una volta, c’è e ci sarà

Scritto da Elisabetta Pieragostini

23 Ottobre 2020

C’era una volta una bambina, c’è una mamma e ci sarà una nonna. Forse, chissà. Mi piacerebbe.

Tutte queste donne vivono al mio interno, anche se io sono una sola. Inteso come una soltanto, non come una sola, fregatura. O almeno spero.

Che cosa hanno in comune tutte queste figure femminili che convivono dentro la mia testa, che frullano nel mio stomaco e che abitano il mio cuore? Me lo chiedo spesso, a volte persino un giorno si e l’altro pure, e una risposta, più o meno sensata, me la sono data: l’innata propensione all’ascolto e l’amore viscerale per il racconto.

A me piace raccontare. Mi piace farlo quando parlo tra me e me. Amo farlo con le mie bimbe.

Amo perdermi e ritrovarmi, su quella stessa via che riempio di pensieri e parole e che mi porta, costantemente, a colorare tutte le donne che vivono in me e che provano a camminare mano nella mano insieme alle piccole donne che invece vivono accanto a me: le mie bimbe.

C’è chi dice che se non si dà aria, movimento e ossigeno ai pensieri, poi si rischia di impazzire. Non vorrei fare quella fine lì. Così racconto, racconto tutto, e scuoto i miei pensieri come la tovaglia dopo i pasti. Tolgo le briciole e la ripongo in attesa di ricoprila di nuovo di cose buone e momenti felici.

Proprio a una delle mie bimbe che ho chiesto aiuto per iniziare a raccontarmi qui.

Ho un po’ di paura, eh, sia chiaro. Una figlia, per quanto ancora bimba, sa essere anche spietata e non potrei corromperla nemmeno con chili di Nutella.

Matilde, mi aiuti a raccontare chi sono?

Come ti chiami, mamma?
Elisabetta.

Che lavoro fai?
Sono un’imprenditrice e lavoro nell’azienda di famiglia. Ci occupiamo della produzione di fondi per calzature. Questo è il lavoro principale. Poi ho scelto di essere anche la vostra mamma, che è anche questo un lavoro assai faticoso, però divertente. Infine mi diletto a scrivere, e questa cosa mi piace davvero tanto.

Visto che ha due figlie, qual è la tua preferita?
Matiiiiiii!

Mmm, ok mamma, cambiamo domanda: qual è il tuo colore preferito?
Rosso, il colore della passione, quella che metto in tutte le cose che faccio. Un colore vivo e pulsante e che mi fa sentire bene.

Parlaci un po’ di te…
Hai abbastanza tempo o preferisci andare a giocare? Sono una persona curiosa, amo leggere, ascoltare musica, scattare fotografie e guardare film romantici e strappalacrime. Da ragazzina sognavo un amore alla Pretty Woman o alla Cenerentola, che è la mia principessa preferita, con il principe azzurro che viene a salvarti sulle note di “Love Story”, che un giorno ti farò ascoltare. Oltre a essere romantica sono disordinata, ma riesco a trovare tutto nel mio caos. Lo so, noi disordinati diciamo così, ma è vero. Il mio disordine rispecchia un po’ la mia vita multitasking, però raggiungo sempre gli obiettivi che mi sono prefissa. Penso di essere una persona responsabile, altruista e disponibile. C’è una cosa oggi alla quale penso spesso. Alla soglia dei quarant’anni, mentre fai il bilancio della tua vita, ti accorgi che devi assolutamente fare una cosa: ridere di più. E vorrei farlo tanto anche insieme a voi, scoprendo ogni giorno come costruire insieme una vita gioiosa, piena di favole e sorprese.

Arriva anche Viola.
Mamma possiamo dirti una cosa prima di concludere l’intervista? Grazie per come sei!

 

Ecco, questa è la mia storia più bella. Che vi racconterò un pezzetto alla volta.
Non è facile nella vita, nel caos, tra le preoccupazioni e la frenesia ricordarsi di sorridere, ma poi arrivano loro e mi ricordo che, se le ho messe al mondo, è anche perché vorrei farlo insieme a loro.
Perché c’era una volta una bambina, ma c’è ancora. Insieme alla donna che sono, alla mamma, alla compagna, all’imprenditrice, all’amica e alla figlia. E non voglio dimenticarne nemmeno una per insegnare alle mie figlie che si può essere tutto ciò che si desidera diventare. Con qualche sbattimento in più rispetto alle favole, sì, ma questa è un’altra storia ancora.

Matilde, mi aiuti a raccontare chi sono?

Come ti chiami, mamma?
Elisabetta.

Che lavoro fai?
Sono un’imprenditrice e lavoro nell’azienda di famiglia. Ci occupiamo della produzione di fondi per calzature. Questo è il lavoro principale. Poi ho scelto di essere anche la vostra mamma, che è anche questo un lavoro assai faticoso, però divertente. Infine mi diletto a scrivere, e questa cosa mi piace davvero tanto.

Visto che ha due figlie, qual è la tua preferita?
Matiiiiiii!

Mmm, ok mamma, cambiamo domanda: qual è il tuo colore preferito?
Rosso, il colore della passione, quella che metto in tutte le cose che faccio. Un colore vivo e pulsante e che mi fa sentire bene.

Parlaci un po’ di te…
Hai abbastanza tempo o preferisci andare a giocare? Sono una persona curiosa, amo leggere, ascoltare musica, scattare fotografie e guardare film romantici e strappalacrime. Da ragazzina sognavo un amore alla Pretty Woman o alla Cenerentola, che è la mia principessa preferita, con il principe azzurro che viene a salvarti sulle note di “Love Story”, che un giorno ti farò ascoltare. Oltre a essere romantica sono disordinata, ma riesco a trovare tutto nel mio caos. Lo so, noi disordinati diciamo così, ma è vero. Il mio disordine rispecchia un po’ la mia vita multitasking, però raggiungo sempre gli obiettivi che mi sono prefissa. Penso di essere una persona responsabile, altruista e disponibile. C’è una cosa oggi alla quale penso spesso. Alla soglia dei quarant’anni, mentre fai il bilancio della tua vita, ti accorgi che devi assolutamente fare una cosa: ridere di più. E vorrei farlo tanto anche insieme a voi, scoprendo ogni giorno come costruire insieme una vita gioiosa, piena di favole e sorprese.

Arriva anche Viola.
Mamma possiamo dirti una cosa prima di concludere l’intervista? Grazie per come sei!

 

Ecco, questa è la mia storia più bella. Che vi racconterò un pezzetto alla volta.
Non è facile nella vita, nel caos, tra le preoccupazioni e la frenesia ricordarsi di sorridere, ma poi arrivano loro e mi ricordo che, se le ho messe al mondo, è anche perché vorrei farlo insieme a loro.
Perché c’era una volta una bambina, ma c’è ancora. Insieme alla donna che sono, alla mamma, alla compagna, all’imprenditrice, all’amica e alla figlia. E non voglio dimenticarne nemmeno una per insegnare alle mie figlie che si può essere tutto ciò che si desidera diventare. Con qualche sbattimento in più rispetto alle favole, sì, ma questa è un’altra storia ancora.

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