Diversità e disabilità spiegate ai bambini

Apr 20, 2021 | Cose da grandi spiegate ai bambini, In primo piano, Ultime novità | 0 commenti

Diversità e disabilità spiegate ai bambini

Scritto da Elisabetta Pieragostini

20 Aprile 2021

Ogni essere umano è diverso dall’altro ed è unico a suo modo. Non c’è colore di pelle, non c’è etnia o malattia, dobbiamo educare i nostri figli alla consapevolezza dell’altro, dobbiamo insegnargli che dalla diversità possono imparare tantissime cose.

È un argomento spinoso e difficile quello che ho deciso di affrontare oggi. Un tema delicato per il quale trovare le parole, o meglio, le parole giuste, o forse corrette, oggi è tremendamente complicato. Ogni giorno siamo bombardati da messaggi, slogan, avvenimenti, fatti di cronaca, post sui social che coinvolgono i temi del politicamente corretto, della sensibilità e della correttezza verbale.

Io vorrei soffermarmi sulla sensibilità e sulla speranza di lasciare a questi nostri figli quel mondo migliore che si canta ormai dai tempi del ’68.

D’altra parte penso anche che dovremmo far uscire questi bambini dall’isola felice che gli facciamo spesso abitare e dall’ala di protezione con cui li vestiamo, oltre a bardarli come se dovessero partire per una spedizione artica. Dovremmo, probabilmente, fargli conoscere e incontrare le difficoltà della vita, come la diversità e la disabilità, parlandogliene nella maniera più naturale possibile. Perché se è vero che siamo tutti uguali in quanto esseri umani, è anche vero che la diversità e la disabilità fanno parte del nostro quotidiano, del loro quotidiano, ed è necessario NORMALIZZARE queste situazioni in quanto facenti parte della vita.

Perché è necessario parlare di diversità e disabilità?

 

Quando per strada incontreranno un bambino diverso ci riempiranno di domande, senza cattiveria e senza malizia, con curiosità e, a differenza degli adulti che molto spesso usano la cattiveria, fanno amicizia e li includono nei loro giochi, addirittura diventano protettivi nei loro confronti. Siamo noi genitori a fare la differenza con le nostre risposte e la nostra educazione. Siamo cresciuti in un mondo con scarsa solidarietà e mancanza di empatia che ci ha portati a guardare l’altro davvero come diverso e malato, educando i nostri figli a falsi buonismi, a pregiudizi che poi si porteranno tutta la vita. Vogliamo questo per gli uomini e le donne di domani?

Come spiegare ai bambini la disabilità?

 

Come ho raccontato in altre occasioni, ho avuto esperienza nella direzione e nella gestione di una scuola. Questo me ne ha fatte vedere tante e, se non mi fosse bastata l’esperienza da mamma, quella con la scuola, i bambini e i genitori, mi ha davvero insegnato tanto.

Ci facciamo spesso mille problemi, ma la realtà è che ai bambini bisogna parlare solo con semplicità e sincerità, naturalmente a seconda della loro età e della loro maturità, adottando un linguaggio semplice tale da far capire loro il concetto.

Tutti i bambini nell’età pre e scolare avranno avuto dei bambini disabili nelle loro classi, per loro è naturale essere entrati in contatto con la diversità e la disabilità. Come affrontare la questione? Raccontando loro la verità e aiutandoli a capire che bisogna andare oltre al semplice aspetto fisico, alla sedia a rotelle o allo strano modo di camminare o di parlare. Trovo sensato e giusto dirgli che non sempre si nasce abili allo stesso modo o dotati delle stesse caratteristiche, che ci sono bambini che nascono con problemi motori e che sarebbe bello se loro che possono compiere ogni movimento aiutassero i loro amici e compagni laddove non riescono. Che un problema motorio non significa non poter essere ugualmente bravi in matematica o in geografia, che una disfunzione non significa non provare emozioni o sentimenti. È semplicemente un tratto che ci differenzia ma la Vita apre mille porte e ognuno può trovare il suo ingresso più adatto.

La diversità e la disabilità nella vita delle mie figlie

 

Ricordo Viola all’asilo, allora ero presidente della scuola paritaria dell’infanzia del mio paese, per la prima volta avevo introdotto un bambino con una difficoltà, l’autismo. Lei, ma anche gli altri, sono stati dolcissimi con lui, la cosa più naturale che potessero fare.

Viola era una bambina gelosa dei suoi capelli, ma lui poteva toccarglieli e farle di tutto, era sempre attaccato a lei e giocava con i suoi capelli. Viola non si è mai lamentata anzi lo assecondava e gli faceva fare ciò che gli piaceva. Senza bisogno di spiegare, perché i bambini capiscono più degli adulti. I bambini che non vengono bombardati di pregiudizi dai genitori, ovviamente, perché sempre lì andiamo a finire.

In quella scuola per la prima volta avevo introdotto la diversità, lo abbiamo curato e amato perché era davvero un bambino speciale. Ricordo durante le recite la gioia nel vederlo coinvolto come gli altri, faceva grandi progressi, migliorava giorno dopo giorno e questo grazie all’amore di tutti.

Inclusione, una parola ormai quasi abusata ma mai realmente compresa da molti.

Ho sempre cercato di educare le mie figlie al confronto con tutti, alla solidarietà, all’amicizia e ad esserci sempre nel momento del bisogno. Le mie figlie sono abituate al diverso perché le ho fatte crescere in mezzo a loro, con il concetto di inclusione. Negli anni scolastici sia Matilde che Viola hanno incontrato ragazzini con difficoltà ma tutti si affezionano perché sono gentili, dolci e Matilde a volte anche un po’ materna. Soprattutto sono naturali nei loro comportamenti. Non esiste il filtro della pietà o della compassione, ma solo la naturalezza del gesto.

Come rispondere alle domande dei bambini sulla diversità e sulla disabilità

 

Non sono un’esperta e non ho tutte le risposte del mondo, racconto le mie storie e parlo in base alle mie emozioni e alle mie esperienze, quindi prendete questo post come se fossimo insieme a chiacchierare delle cose della vita.

Quando sono piccoli penso che sia importante rispondere alle loro domande attraverso il gioco che racconta la bellezza di essere unici e la bellezza delle differenze con gli altri che ci rendono unici e speciali ognuno a modo nostro. Trovare giochi alternativi per far capire loro questo concetto è fondamentale affinché imparino a rispettare tutti i bambini apprendendo il concetto di inclusione.

Bisogna gettare i semi e innaffiare le nostre piantine, ovvero i nostri bambini, affinché crescano mettendo in evidenza l’individualità del bimbo per valorizzare la sua diversità.

Possiamo utilizzare anche delle favole, ad esempio una  mia favola, tratta dal mio libro Ti prometto sogni belli,  “La renna Bartolina”, parla di come si sente diversa rispetto alle altre o meglio come le altre la fanno sentire in difetto perché è appesantita e non è più agile come una volta e sarebbe stata da impiccio a Babbo Natale; così scappa, viene riportata a casa da un bambino e Bartolina racconta tutto a Babbo Natale che, chiamate le altre renne, manda loro questo messaggio:

Siamo un gruppo di lavoro, una squadra e ci dobbiamo aiutare l’un l’altro perché abbiamo una missione da compiere. Da soli non ci riusciremo mai. La nostra collaborazione è la nostra forza. Non dimenticatelo mai.

La favola può essere uno strumento di insegnamento per i bambini per far capire loro che tutti siamo diversi e utili ma se siamo uniti abbiamo una forza maggiore e riusciremo a vivere una vita piena di emozioni e felicità.

Non dobbiamo chiudere gli occhi ai bambini di fronte a qualsiasi natura di diversità e di disabilità ma far vedere loro la differenza come unicità attraverso i loro occhi.

Laddove non arriva uno, possiamo arrivarci insieme.

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